Whatsapp: molto rumore per…?

Whatsapp: molto rumore per…?

Gen 14

In questi giorni non si fa che parlare delle modifiche alle condizioni contrattuali e alla privacy policy di Whatsapp che prevedrebbero (il condizionale non è casuale) a partire dal prossimo 8 febbraio la possibilità di condivisione delle informazioni della nota app di messaggistica con Facebook, che l’ha acquistata qualche anno fa.

All’avviso delle modifiche agli utenti, cui viene concesso il termine di 30 giorni per valutare se accettarle per continuare ad utilizzare il servizio, sono seguiti svariati titoli più o meno allarmistici e iscrizioni di massa verso altre app similari (ma ben più valide n.d.r.) come Telegram e Signal. Tuttavia non appaiono esserci rilevanti modifiche rispetto alla precedente informativa sul trattamento dei dati personali risalente a poco prima dell’entrata in vigore del GDPR, come rilevato dallo stimato Collega Enrico Ferraris in questo confronto postato qualche giorno fa su Twitter che, anzi, evidenzia le maggiori garanzie di una privacy policy GDPR compliance.

Non è semplice neppure per il giurista, ad ogni modo, cimentarsi con la policy in questione che, a mio modesto parere, difetta del requisito della chiarezza e della facile intelligibilità richiesto proprio dal GDPR in materia di informativa sul trattamento. Non appare semplice comprendere cosa cambierà con le modifiche introdotte, quali dati saranno trattati e per cosa, così da consentire all’utente una “manifestazione di volontà libera, specifica, informata e inequivocabile” (art. 4 GDPR) di assenso al trattamento dei dati personali che lo riguardano. Proprio in tale ottica, come espresso anche dall’autorevole Collega Andrea Lisi sulle pagine del Fatto quotidiano, la modalità di acquisizione del consenso stride con i principi che animano il GDPR.

Ad ogni modo nella giornata di oggi è intervenuto il Garante che ha rilevato la poca chiarezza dell’informativa, portando  la questione all’attenzione dell’Edpb, il Board che riunisce le Autorità privacy europee, riservando comunque di intervenire, in via d’urgenza, per tutelare gli utenti italiani e far rispettare la disciplina in materia di protezione dei dati personali.